mercoledì 19 ottobre 2016

Il ritmo è quello giamaicano

Cerco una canzone che non esiste, eppure dentro di me c’è
Il ritmo è quello giamaicano e non pronuncia parole tipo ti amo.
Semplicemente vuole dire che: 

è stato bello almeno sognare
E se non si è mai avverato
E se non è mai capitato, forse perché la fortuna non ci ha mai aiutato.
Vado avanti  come quando ci siamo rincontrati
Non è proprio male la mia vita
e indosso un cappello in una strada assolata 
ed  piena di compagni
di guai, di cene, di feste, di lotte, di sbornie
e di una canzone che dice:
“le stelle stanno in cielo e sogni non lo so, so solo che son pochi quelli che si avverano…”


Giorno dopo giorno

Vivere nella rabbia
Martellata dopo martellata
Peso dopo peso
Ordine dopo ordine
E vedere la sera come amica
E dire basta per qualche ora
alla terra e al sudore negli occhi 
Ma non mi abbandonano
Il rancore nel cuore
Il caos nella mente
La voglia di urlare
E dire basta a questa vita
Da schiavo 

Succederà

Prima o poi succederà, lo so!
La gente un giorno dirà basta e una mattina uscirà.
Chi vende il pane il prezzo abbasserà,
chi saprà insegnerà
chi non sa apprenderà.
I senza tetto verranno svegliati e una casa gli verrà assegnata.
Chi è troppo ferito verrà ricoverato.
Una nuova energia ci avvolgerà, è quella che nel cuore abbiamo sempre avuto e che non abbiamo mai tirato fuori, ma un giorno succederà.

I guerrieri si armeranno e partiranno. Io sarò tra loro.
Tutti ci appoggeranno, nessuno si opporrà, perché tutti finalmente saranno consapevoli del torto che hanno fatto e subito, dentro a quel meccanismo che non ci ha fatto nascere, morire, vivere, ridere, imparare.  
Al ritorno nessuno di noi di guerra parlerà.
Io personalmente mi farò lo zaino, allaccerò i miei boots, indosserò il mio giubbotto di guerra, per ricordarmi
quanto sia stata dura non pensare di cambiare.
Andrò qua e là, in giro per il modo.
Lavorerò per i vari gruppi di persone che insieme coopereranno, vivranno, decideranno.
Sarò sempre di passaggio, perché è quello che son sempre stato.
Berrò la mia birretta sopra ad un monte, davanti al mare, da solo o in compagnia, ma il giorno dopo mi alzerò, i mie boots allaccerò, il giubbotto di guerra indosserò, in cammino mi metterò e andrò a fare quello che ho sempre cercato di fare, finalmente la mia amata libertà inseguirò.


   

Acqua di fiume

Non stanco ma sciupato
Non solo ma solitario
Non bella ma divina
Non ricco ma cosciente
Non importante ma sicuro
Non innamorato ma perso
Non estremo ma oltre il confine
Non in panico ma perennemente in mutazione
Non più per sempre ma vero
Non più forzature ma acqua di fiume
Non più lei ma il mondo e la libertà

giovedì 15 settembre 2016

Devoto solo a questa vita qua

Incoscientemente e cosciente di essere incosciente.
traccio il mio cammino      
ormai privo di novità!
La cercherò nelle mie azioni,
spingendomi all'estremo della curiosità.
Ne sono sicuro, è già successo e ancora succederà,
troverò e cercherò disordini e modernità!
Devoto solo a questa vita qua!

mercoledì 16 dicembre 2015

Meravigliosa


Probabilmente rimarrò solo, solo con il mondo, con i bar, con le strade di notte, con gli autogrill della domenica mattina e con l’alba che vorrebbe passare tra le tapparelle o la luce accecante del primo giorno, mentre barcollando vado a dormire.

Probabilmente rimarrò solo, perché amo solo alla follia,

e appena arriva la malinconia, la prendo e la porto in mezzo al casino, finché non mi lascia la mano e se ne va via, perché son sempre quello che beve un pochino di più, che canta con gli amici, che non si stanca di essere felice e non crede che con l’età che avanza, tutto finisca.

 Solo, rimarrò solo perché sono infantile e scrivo ancora di getto, anche se sono in metropolitana, in macchina, al bar, in una festa in Campana; correggo solo gli errori, non aggiungo altri colori, piuttosto ne scrivo un’altra e poi un’altra, finché non arriva smagliante, fresca, dolce, vestita, abbottonata, spavalda, ubriaca, la mia poesia.

Non m’importa se rimarrò solo senza di te o di te o di un’altra, avrò sempre fratelli ovunque perché so amare, avrò sempre sorelle che mi hanno voluto abbracciare, baciare, voluto bene, raccolto, maledetto, ringraziato.

Non ho bisogno di falsi amori, di uscite a cuori, di storie paranoiche in cui io sarei lo psicologo, il prete, la puttana, il giocatore, l’attore, il muratore.

Non ho bisogno di tutto questo.

Probabilmente rimarrò solo perché non ho saputo prevedere, non ho colto, non ho colpito, non ho percepito, non ho pensato, non me ne son fregato della mia voglia di esplodere decidendo io per me, scegliendo io di cambiare, senza tornare indietro.

Rimarrò solo, solo con il modo, con i bar della domenica mattina, le raccomandate che portano guai, il giorno che non mi fa più male, perché lo so prendere, adesso ci so parlare, lo so affrontare, non ho più paura di sbagliare.

Solo, rimarrò con la notte, le luci di una città che cambia, la birra che bevo sempre meno, le ragazze più giovani che rispetto come farebbe un signore anziano.

Solo con tutti voi, che conosco sempre dopo.

E dopo tutto, voi, per non finire.

Solo, rimarrò in questa splendida avventura.

Il destino non mi sta dando lei, te e un’altra, ma in fondo che cambia e cosa conta se alla fine non ricordo più il vostro sorriso, la vostra voce, il tuo profumo. Si vede che non ci siamo mai annusati e tutto è stato un’infatuazione, calore, chimica, voglia di morire, se solo lo avessi chiesto, l’amore è e deve essere questo, anche se dura poco.

Ma l’altra faccia della medaglia mi ha regalato l’incoscienza del desiderio che fa guardare in alto, quando guardi dritto e fa meravigliare quando apri gli occhi davanti a piaceri appena scoperti, mai sognati, appena arrivati.

domenica 16 agosto 2015

Desiderio di libertà


Quando ho pensato di unire la musica con il mio vissuto,
il divertimento con la socialità, il vizio con il piacere,
la militanza con la fratellanza odiando tutte le formule che portano ad una fede piuttosto che al ragionamento.

Quando ho pensato di unire la sbronza con gli amici con la gioia di vivere,
la ribellione con il cambiamento, la violenza con l’amore per la vita,
l’antifascismo come un atto di pura sovversione che comprende l’antisessismo e l’annientamento del razzismo;
il teppismo con la rabbia di chi ha subito, la coscienza con l’esperienza,
l’amore con il rispetto, la strada con i bar,
i cortili con i palazzi, il portinaio con l’elettricista, il muratore, l’idraulico, il corriere.

Quando ho pensato di unire l’ombra degli alberi con il maratoneta,
la ragazza con la ragazza, il ragazzo con il ragazzo, la ragazza con il ragazzo,
il collettivo con il movimento, il partito con la gente, l’artista con le pistole,
il libro con la rabbia, il sogno e la vita; la poesia con la fantasia, la schiettezza, l’impressione, il coraggio, la sincerità.

Quando ho pensato di unire tutto questo hanno sempre cercato di diffamarmi, arrestarmi, uccidermi, cancellarmi.

Quando ho pensato di unire, ho iniziato a pensare in plurale e da quando abbiamo pensato, sognato e in comune realizzato, hanno sempre cercato di diffamarci, arrestarci, ucciderci, cancellarci,

ma ancora non ci sono riusciti.